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ART-icoliUna buona produzione

Una buona produzione

Sono contento delle mie opere. Ho sempre invidiato chi produce una grande quantità di opere, chi possiede una forza tale da consentirgli una continua produzione, quasi senza intervallo tra un lavoro e l’altro. Ma poi, guardando dentro di me, mi son detto: qual è lo scopo di una simile produzione? Non è meglio, tra un’opera e l’altra, concedersi una pausa, un momento di riflessione? Data la mia personalità penso che sia giusto poter riflettere su ciò che creo.

Non siamo macchine, né automi, né tanto meno robot. E poi, a quale scopo produrre così tanto? Ritengo che sia umano poter pensare, discutere, riflettere sulle proprie opere. E poi (nell’ipotesi di una creazione continua), tutti questi lavori dove verrebbero collocati? Avremmo sufficiente spazio dove metterli? Quindi, per me, andrebbe bene realizzare anche una scultura all’anno purché questa rappresenti la sintesi, il culmine di un percorso creativo. L’alternativa a questo modo di procedere sarebbero tante opere che, eseguite sotto la spinta di questa corsa a produrre, finirebbero col far perdere di vista al loro autore lo scopo per cui sono state create.

Meglio produrre poco e bene che produrre tanto e male, col rischio, nel secondo caso, di perdere di vista il concetto o l’idea che vogliamo esprimere. Anzi, sono proprio io a sostenere che, nell’arco della nostra vita o parabola artistica, le opere geniali non vanno oltre il numero di 2 o 3. Non occorre essere sempre geniali, ma piuttosto utilizzare l’idea che per prima si è formata nella nostra mente per realizzare un’opera che sia la rappresentazione della nostra immagine mentale. Occorre perciò avere poche idee ma buone. Il resto non interessa. E’ importante la qualità di un lavoro, sono importanti i cosiddetti “valori formali”, quelle caratteristiche estetiche attraverso cui ci è possibile apprezzare, fruire un’opera.

Purtroppo è tipico della nostra civiltà correre, divorare tutto voracemente e velocemente, bruciare tutto. La nostra cultura è onnivora: ci cibiamo di tutto. Non abbiamo più tempo da dedicare a noi stessi.

Non dobbiamo pensare di produrre come delle macchine. La creazione, la creatività sono come piante che crescono in maniera spontanea: non si possono comandare. E’ giusto invece che ognuno di noi produca rispettando i propri tempi, produca anche poche opere, ma significative. E’ giusto rispettare le pause, avere poche idee selezionate e tratte dal nostro immaginario personale.

Francesco

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