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Diversità e uguaglianza

Della diversità mi sono già occupato altre volte. Dell’uguaglianza ho sempre pensato fosse un argomento facile e di appartenenza alla schiera di quelle persone cosiddette “normali”. Invece, se ben guardiamo, diversità e uguaglianza sono due facce della stessa medaglia. Qui vorrei parlare separatamente di cosa si intende con questi due termini.

Perché siamo uguali. Innanzitutto perché non esiste una netta distinzione tra persona “normale” e persona con “disturbi mentali”. Tutti noi (sani e malati) abbiamo un cervello con due emisferi e tante cellule nervose, una bocca, due orecchie, un naso, delle gambe e delle mani. Tutti abbiamo un corpo il cui funzionamento è identico. Identici, o molto simili, possono essere i nostri comportamenti. Oltretutto, se riusciamo ad avere un dialogo, con uno scambio di opinioni e di esperienze, significa che esiste tra tutte le persone un livello di comunicabilità, un piano comune su cui intenderci che ci consente capirci e di ragionare sui problemi. Questo livello si può estendere a tutti gli uomini e ci consente di parlare una sola lingua (diversamente da quello che si racconta a proposito della Torre di Babele). In questo modo avviene la comprensione. Su questo linguaggio comune a tutti (direi universale) si fonda l’uguaglianza tra gli uomini. In secondo luogo siamo uguali dal punto di vista della fragilità e vulnerabilità. Ciò che è capitato a me (ad esempio una forte depressione) potrebbe capitare a un altro. Tutti possiamo rischiare di ammalarci. Ciò ci pone ancora una volta su un piano di uguaglianza.

In che senso siamo diversi. Nel senso positivo, cioè che per fortuna non siamo fatti con lo stampino, né siamo repliche di un solo individuo. Ma ognuno di noi è costituito da tante sfaccettature e tanti aspetti, peraltro diversi da persona a persona, che ne formano la personalità. Ognuno di noi è un individuo unico, ognuno di noi non sarà mai identico ad un altro. Questo è il modo corretto di intendere la personalità. Diverso è invece quanto ci suggerisce il nostro pregiudizio.

E’ il pregiudizio che ci fa pensare che tutte le persone con “disagio mentale” possano in un momento di rabbia esplodere facendo danni. Ma questo lo può fare benissimo anche una persona “normale” senza per questo essere “disturbata”. E’ sempre il pregiudizio che fa pensare che i matti siano “violenti” e quindi vadano “rinchiusi” o “legati” al letto. Oppure che la persona con disturbi mentali sia pericolosa fino al punto di essere capace di uccidere. E’ sempre dato dal pregiudizio il pensare che chi soffre mentalmente non sia in grado di svolgere un lavoro o una mansione; che la persona che abbiamo di fronte sia da evitare perché “balorda” o “perditempo”.

In realtà la “malattia mentale” fa paura. Costituisce una diversità che spaventa. Ma se questa diversità fa paura è perché manca la conoscenza, perché si identifica la persona col suo male, perché c’è molta ignoranza e poca informazione.

Francesco

 

 

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