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Sul Beato Angelico

Il Beato Angelico (1395-1455) è una figura singolare, non in quanto frate domenicano (altri religiosi sono stati artisti nel corso dei secoli), ma perchè dimostrò fin da giovane di avere doti eccezionali, sia come pittore che come uomo di Dio; non a caso San Giovanni Paolo II (1978-2005) lo proclamò effettivamente Beato il 3 ottobre 1982 e nel 1984 gli conferì addirittura il titolo di “Patrono degli artisti”.

Frà Giovanni da Fiesole (questo il suo nome come membro dell’Ordine Domenicano) deve il suo originale soprannome al fatto che dipinse le ante del monumentale Armadio degli Argenti (nel 1450-1453), voluto da Piero il Gottoso (padre di Lorenzo il Magnifico) e collocato nella chiesa della Santissima Annunziata, ubicata nei pressi del convento di San Marco a Firenze, dove l’Angelico risiedeva. L’importanza di questa chiesa si deve ad un affresco dell’Annunciazione (tuttora veneratissimo dai fiorentini), in cui il volto della Madonna pare sia stato eseguito… proprio da una “mano angelica”! e, poichè Frà Giovanni ha realizzato qui quella che da molti esperti è ritenuta la sua opera più significativa, da allora fu definito “Pittore Angelico”, non inferiore a Cimabue e Giotto.

Frà Giovanni apparteneva alla generazione di artisti (tra cui Masaccio, Brunelleschi, Alberti) che, a detta del compianto Philippe Daverio, costituiva la “Gioventù del Rinascimento” e che fece da apripista alla generazione successiva (quella di Leonardo, Michelangelo, Raffaello); l’importanza raggiunta dall’Angelico è evidente nella sua convocazione a Roma da parte di papa Niccolò V (1447-1455), che gli commissionò ben quattro cicli di affreschi, di cui solo uno giunto fino a noi.

L’ottima fama di cui godette in vita ci è testimoniata dal Vasari, che nel 1550 ne traccia un ritratto estremamente positivo (cosa assai rara per lo scrittore), elogiandone le qualità umane, religiose, artistiche. Anche se il suo stile è caratterizzato da armonia e dolcezza, Frà Giovanni era abile persino nell’eseguire scene altamente drammatiche (si veda “La strage degli Innocenti” eseguita sull’anta dell’Armadio degli Argenti); padrone dell’uso della prospettiva come Masaccio, era interessato solo a trasmettere con maggior chiarezza possibile il messaggio cristiano, servendosi di scene dai colori vivaci e brillanti, curate nei dettagli ed ambientate nella sua epoca (come aveva fatto Giotto). Si può ben dire che mise le sue doti al servizio della Fede ed ancora oggi suscita pensieri e riflessioni, in un’epoca permeata da scetticismo e superficialità.

P.S. Una curiosità: lui ed il suo mecenate Niccolò V morirono lo stesso anno (il 1455), a poco più di un mese di distanza; il frate il 18 febbraio, il papa il 24 marzo.

Immagine Strage Innocenti

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