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Su Andrea Chiesi

Andrea Chiesi (Modena 1966), oltre che pittore, è un noto illustratore, autore di numerose copertine di dischi e di libri; ha soggiornato a New York, Berlino e Pechino, vinto importanti premi ed esposto in molte mostre e musei, tra cui il Palazzo della Permanente a Milano. Attualmente è docente di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata e quella di Ravenna; negli ultimi anni si è dedicato ad un’attenta analisi del paesaggio contemporaneo, unito ad una riflessione sul concetto di tempo e di memoria.

Tutto questo appare evidente nel suo quadro “Deus sive natura 3” (2022), recentemente esposto nella mostra “Pittura italiana oggi” alla Triennale di Milano; si tratta di un olio su tela di lino, in cui il modo di dipingere di Chiesi si manifesta accurato e costruito sia con la presenza che con l’assenza della luce. Questo lavoro fa parte di una serie di opere che riguardano un suo tema ricorrente, quello della natura che si riappropria degli spazi abbandonati dalla presenza umana.

Il titolo stesso, “Deus sive natura” (Dio o piuttosto la natura), sottolinea il ruolo chiave di quest’ultima e riprende un concetto caro ad un altro famoso artista, Alik Cavaliere (1926-1998), che, ispirandosi al poeta latino Lucrezio (I sec. A.C.), sosteneva che la natura è infinita, si rigenera continuamente e sono vani i tentativi dell’uomo di domarla.

Nel quadro di Chiesi la natura è osservata dal finestrone di un edificio industriale in rovina, coi muri scrostati e la vegetazione imperante dentro e fuori; sullo sfondo si nota una finestra più piccola, che realizza un gioco di specchi (noi siamo dentro l’edificio, guardiamo fuori e forse siamo spiati), armonizzato dal colore blu dominante.

La memoria rimanda ad un altro famoso gioco di specchi, quello del celebre dipinto “Las Meninas”(1656), capolavoro di Diego Velàzquez, rinomato artista barocco nonchè pittore di corte del Re di Spagna Filippo IV (1621-1665); in quest’opera viene evidenziato il sottile rapporto tra realtà ed illusione.

In “Deus sive natura 3” è presente, secondo me, anche la tematica della caducità delle cose (il “Memento mori, per intenderci), ribadito nel genere delle vedute del XVII-XVIII secolo, denominate “Capricci”, in cui sono raffigurate rovine antiche (talora assemblate in modo fantasioso) coperte d’erba (ben note quelle di G.B. Piranesi).

“Las Meninas” di D. Velàzquez (dettaglio)
“Deus sive natura 3” di A. Chiesi

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