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ART-icoliI fondi oro al Museo Diocesano

I fondi oro al Museo Diocesano

Le opere esposte in questa sezione del museo venivano realizzate dipingendo su una o più tavole di legno tagliate secondo il formato progettato dal pittore, anche sulla base delle richieste del committente. Un falegname sceglieva il legno, pioppo ben stagionato in prevalenza, e preparava le tavole che poi univa con colla animale e cavicchi.

A volte il dipinto presentava parti in rilievo, come le aureole, ottenute con la sovrapposizione di altre tavole. Il tutto era rinforzato sul retro con traverse fissate con chiodi.

La superficie così ricavata veniva preparata dal pittore con la stesura di uno strato di colla, su cui si applicavano panni di lino oppure una sottile pelle conciata. Ulteriori strati di stucco, lavorato fino a rendere la superficie sottile e perfettamente liscia, completavano la preparazione.

A questo punto, il pittore tracciava sullo stucco il disegno: per incisione, con una punta, oppure con pennello e colore.

Seguiva l’intervento del doratore che applicava, nelle zone indicate dal pittore, una preparazione di terra grassa su cui stendeva sottilissime foglie d’oro, preparate da artigiani specializzati: i “battiloro”. Essi riducevano a uno spessore di alcuni micron piccoli pezzi di metallo -di solito monete- battendoli sull’incudine tra due strati di pelle.

Le foglie d’oro venivano poi decorate con incisioni a mano libera e con le impronte di punzoni.

Successivamente il pittore stendeva uno strato di base di colore a tempera, ottenuto legando terre e coloranti macinati finissimi con il rosso d’uovo.

Infine si dipingevano, con la tecnica della velatura, le ombre e le luci.

 

(Da una didascalia presente nella collezione Alberto Crespi al Museo Diocesano).

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