Il piacere di comunicare attraverso le immagini e la rappresentazione
Per fare questo discorso, inizierò con riferire un modo di pensare oggi molto diffuso tra gli artisti, ma anche tra i critici e i fruitori d’arte. Spesso mi è capitato di sentire, facendo riferimento soprattutto alle ultime tendenze d’arte, che la pittura e soprattutto l’arte figurativa avessero concluso la loro parabola artistica, durata peraltro molti secoli. Dunque si è arrivato a pensare che la figurazione e anche molte tecniche artistiche (la pittura, la scultura e in generale tutte quelle forme d’arte dette tradizionali) fossero inadeguate ad esprimere il nuovo clima culturale affermatosi con il ‘900, il quale ebbe come sue massime rappresentanti le Avanguardie artistiche. Insomma si è voluto dare un colpo di spugna a tutta l’arte precedente, pensando anche che tutto quanto questo tipo d’arte avesse da dire si era ormai esaurito. Tutte le sue possibilità erano state totalmente esplorate e l’arte cosiddetta tradizionale aveva ormai “fatto il suo tempo”. Quindi le premesse antiche non coincidevano con le nuove intenzioni e l’arte, se voleva stare al passo coi tempi ed essere attuale, doveva orientare le sue ricerche verso nuove direzioni e abbandonare la tradizione per sposare il “nuovo”. Essendo la sensibilità dell’uomo moderno mutata si pensò, così, che dovesse mutare anche la direzione dell’arte. Ci si mise perciò alla ricerca di un nuovo linguaggio, con un nuovo alfabeto, in molti casi, anche ripartendo da zero. Sollecitati da questa maniera di pensare gli artisti si misero al lavoro. Nacquero così le avanguardie e l’apice di questa nuova tendenza fu raggiunta dall’arte concettuale, che sconvolse tutto il mondo artistico fino ad allora conosciuto. Fu proprio con l’arte concettuale (e forse ancor prima con Duchamp) che il mondo dell’arte ricevette il colpo di grazia, fino al punto che si iniziò a parlare di fine e di morte dell’arte. Oltre questo limite nessuno si è mai avventurato. Ma cosa è avvenuto poi? Poi c’è stata un’inversione di rotta e gli artisti sono tornati a ripensare l’arte. Ma perché ho fatto questo discorso? Perché, per affermare il mio pensiero avevo bisogno di creare la cornice adatta e fare, così, un quadro della situazione che attualmente viviamo. Attualmente viviamo in un periodo storico controverso, dove l’arte tradizionale è stata ferocemente bandita e considerata inattuale a causa del suo “anacronismo”. Secondo questo moderno modo di sentire-al centro del quale c’è il costante e tormentoso pensiero di un’arte che non è mai sufficientemente attuale-l’artista si è messo a cercare nuove strade e a percorrere nuovi sentieri, rinunciando alla tradizione, la quale sembra essere inadeguata ad esprimere la nuova realtà. Io non credo che su questa terra siamo arrivati alla fine dell’arte, almeno fintanto che sul nostro pianeta esisterà la vita. Penso che come l’arte è nata con l’uomo, così, per necessità, finirà con l’uomo. Tuttavia, più volte nella mia vita, mi sono anch’io chiesto se quello che faccio sia attuale e adeguato alla nuova epoca di cui io stesso faccio parte. Mi sono anche sentito tagliato fuori da questo circuito che vorrebbe fare “tabula rasa” di tutta la precedente esperienza e ripartire da zero, in maniera moderna, nuova e attuale, rinunciando quindi alla tradizione e anche al rapporto con l’antico. Ho anche provato vergogna e paura nel rispondere alla domanda di chi mi chiedeva che tipo d’arte io facessi. Ho risposto che mi piace fare un tipo d’arte che non nega le esperienze precedenti, non combatte la tradizione, e non utilizza i moderni media, ma gli stessi materiali pittorici e plastici utilizzati in gran misura dagli artisti da sempre. Sono legato alla tradizione e questo non mi dispiace, anche se qualcuno può pensare che io sia un artista che non si è adeguato ai tempi, insomma un pittore “anacronista”. E non è la prima volta che penso anche che qualcuno mi potrebbe dire: “Ma come, fai ancora il pittore?” Oppure: “Non pensi che sia giunto il momento di cambiare?” Infatti, se si fa una ricerca, si viene a scoprire che la tua arte è superata, la stagione della figurazione è finita, come è ormai anche conclusa la stagione della pittura astratta. Tutto ciò è superato. Se vuoi essere veramente attuale devi volgere il tuo sguardo da un’altra parte. È vero anche che ultimamente l’arte, dopo la stagione concettuale, è tornata a indagare su se stessa e sui propri mezzi espressivi. Ne è un esempio la pittura Analitica degli anni 70. Oppure è tornata alla rappresentazione di figure e immagini: questo è avvenuto negli anni 80 con la Transavanguardia. Anche il passato, la tradizione e l’antico non hanno perso di interesse per alcuni artisti: il Citazionismo è un esempio di questa tendenza. L’opera di Giulio Paolini, seppure con una declinazione del tutto personale, dimostra l’intenzione degli artisti d’oggi di voler recuperare il rapporto con l’antico. Dopo tutti questi esempi, non si può negare che a qualcuno piace ancora fare Pittura, Scultura o altro, e che la tendenza dell’uomo a rappresentare (e quindi a rappresentarsi attraverso la figura umana) è ancora presente in tutti noi. Personalmente credo che l’arte figurativa risponda ancora all’esigenza dell’uomo (mai scomparsa) di rappresentarsi e quindi di proiettare la propria figura (o immagine di sé) su un supporto o una parete. Oggi nel sacro recinto dell’arte sono ammessi tutti: coloro che amano sperimentare tecniche e materiali nuovi, chi fa ancora Pittura, chi l’ha abbandonata per altro, chi predilige il Realismo, la figura umana, l’Arte Astratta, l’Arte Concettuale; infine chi, per ultimo, ama sfruttare al massimo le conoscenze offerte dalla moderna tecnologia. Tutti possono esprimere il loro pensiero attraverso la modalità che è più appropriata e congeniale alla propria personalità. Questa situazione fa pensare di essere dentro un sistema di tipo “democratico”. Tuttavia siamo sotto la tirannia di un pensiero dominante: tutto ciò che un tempo poteva essere tranquillamente rappresentato, oggi costituisce una forma obsoleta, superata, inadatta ad esprimere la moderna sensibilità che tanto caratterizza l’uomo moderno. Chi, come me, prova piacere nel comunicare attraverso le immagini, servendosi ancora dell’antico mezzo pittorico della rappresentazione, è automaticamente escluso dal nuovo circuito artistico tanto in voga nel nostro periodo storico.
Francesco 15-3-2023
Lascia un commento